giovedì 20 febbraio 2014

L’Italia in miniatura

Quanti di voi si stanno chiedendo: “cosa pensi dell'incontro Grillo-Renzi?”
Ne abbiamo parlato ieri e credo che se ne parlerà ancora.
Ci tengo a chiarire innanzitutto un concetto: finché si pone la domanda in questi termini, va benissimo!
Si discute di un evento di politica del nostro Paese, il che significa partecipare.
Il vero problema è che alcuni si stanno chiedendo: chi ha vinto?



Questo approccio non lo condivido.

L'obiettivo in politica non è vincere o convincere, quindi chi pone la questione in questi termini ha già perso!
L'obiettivo vero è far comprendere ai cittadini italiani cosa stia accadendo realmente al nostro Paese ed in che modo la politica sta affrontando il presente.

Nel Duecento e Trecento i giullari svolgevano la loro attività in diversi modi e utilizzavano le tecniche più disparate, dalla parola alla musica, alla mimica. Erano uomini di media cultura, vaganti per le piazze e considerati i primi veri professionisti delle lettere perché vivevano della loro arte. Ebbero una funzione molto importante nella diffusione di notizie, idee, forme di spettacolo, nonché di fatti di corte e quindi di politica. Le forme utilizzate nelle loro rappresentazioni erano convenzionali e ripetitive perché ci si basava soprattutto sull'invenzione, sulla battuta ad effetto, sulla brillante e improvvisa trovata. Questo aiutava ad alleggerire il messaggio che doveva colpire le coscienze dei destinatari.

Ieri si sono confrontati due uomini chiave dell'attuale scena politica italiana, che io paragonerei per lo stile comunicativo, ai giullari del Duecento.
In questo momento molti cittadini italiani partecipano alla vita politica come quando assistono ad una partita di calcio. Sentono il bisogno di schierarsi e valutano più il modo con cui le cose vengono dette che il contenuto.
Beppe è un grande comunicatore, non è un politico e mai lo diventerà per sua stessa ammissione. Vuole solo utilizzare quanto di meglio sa fare, per sostenere un’idea di democrazia partecipata dai cittadini e basata sulla credibilità e l’onestà di chi la propone.
Renzi non ha un programma vero, ma dopo anni di scuola politica nei ranghi della partitocrazia, si è pubblicizzato come uomo “del fare”, e ora in molti credono più nelle sue capacità che in quello che propone e prestano attenzione più ai suoi slogan che ai fatti.

Dall'incontro viene fuori una fotografia reale dell’Italia. Un'Italia in miniatura.
Il confronto è avvenuto più sui toni che sui contenuti e forse non è stato nemmeno premeditato da entrambi, ha prevalso la capacità di Beppe di reggere su toni comunicativi alti. Con il senno di poi possiamo affermare che era inevitabile immaginare un copione diverso da quello verificatosi. Ognuno ha rappresentato se stesso su due posizioni chiaramente inconciliabili.
Al di là dell’uso del linguaggio, dobbiamo ammettere che in quell’incontro si sono confrontati due mondi che ogni giorno vediamo contrapposti in ogni luogo che frequentiamo. In quella stanza si è riprodotta l’Italia che ogni giorno si ritrova nei bar, in ufficio, a scuola, nei cantieri, negli ospedali, nelle campagne, nelle città, nei centri commerciali, dal fruttivendolo, dal macellaio, dal medico etc. etc.
Renzi rappresenta l’italiano che i problemi li ha generati e conoscendoli fa il ganzo facendo credere di avere la soluzione.
Beppe è l’italiano che vuole giustizia per il mal tolto dalla politica e che la stessa torni ad occuparsi dell’interesse dei cittadini, quelli appartenenti alla massa non i singoli poteri concentrati in poche persone.
Il confronto ha prodotto comunque un effetto positivo, perché ha portato la politica ad un livello paragonabile al confronto tra due cittadini con origini e storie diverse, ma comunque cittadini. Questo ha eliminato il velo di mistificazione che negli anni è stato costruito attorno alla politica.

Ma il fatto centrale è il seguente: al netto di chi non si interessa assolutamente degli avvenimenti di politica, coloro che votano e partecipano al dibattito pubblico si sono identificati nei due personaggi perché provenienti a loro volta da quei due mondi. Essi vedono gli stessi problemi ma li affrontano in due modi completamente opposti. Da un lato c’è chi promette e puntualmente non mantiene, perché non è libero di agire; dall’altro c’è chi ha una visione a lungo termine del Paese, ha delle idee, ma non gli viene permesso di realizzarle perché la cultura del Paese è vincolata su persone e posizioni radicate nella società da decenni di corruzione e pratiche illegali.

Se concordiamo su questa visione, allora possiamo anche concordare sul fatto che questi due mondi non riescono a dialogare tra loro, è come se parlassero due uomini vissuti in epoche diverse.
Oggi in Italia chi parla di un modo nuovo di produrre energia, un modo nuovo di spostarsi e un modo nuovo di lavorare viene considerato un pazzo. In questa situazione colui che, senza una precisa idea ma con tanta ambizione, appare un praticone, uomo “del fare” utilizza le promesse per illudere gli italiani di un cambiamento che non potrà avvenire, se non si liberano le stanze del potere decisionale dagli interessi occulti di pregiudicati e malfattori.

Quindi, a mio avviso, l’incontro è bene che ci sia stato perché richiesto dalla maggioranza di chi ha partecipato al sondaggio sul blog. È stato utile anche per chiarire le due posizioni e far capire agli italiani con parole colorate, che quei due mondi, alle condizioni attuali, non riescono a dialogare.

Bisogna investire nella credibilità delle persone che si propongono nel panorama politico in maniera trasversale. Noi del movimento lo abbiamo fatto inserendo una regola di base: il casellario giudiziario immacolato prima della candidatura. In tal modo abbiamo attivato un processo per il ripristino della legalità dalla base. Beppe si è proposto come garante della credibilità dei cittadini giunti in Parlamento. Noi parlamentari stiamo confermando la nostra credibilità ogni giorno con le azioni legislative in Parlamento.
Renzi farà sicuramente qualcosa, cose giuste o sbagliate, lo verificheremo già dalle prossime settimane, ed i cittadini potranno senz’altro valutare se le azioni saranno coerenti con i principi ed i proclami espressi in precedenza.
Il movimento è fatto di cittadini che rispetto a quei due mondi si rapportano in maniera diversa.
Beppe è una persona che ha avuto una visione nuova della politica, mentre il movimento è un insieme di persone. Questo insieme di persone condivide la stessa visione a lungo termine ma deve ancora trovare una piena convergenza nei metodi con cui questa visione si deve realizzare.
Al momento è emerso quello che si può chiamare “fattore Di”. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista rappresentano meglio di chiunque altro questo fattore.
Sono ragazzi lucidi e chiari nella esposizione ed hanno successo perché semplicemente raccontano fatti realmente accaduti. Essi stanno conquistando credibilità con i fatti. Quando dici la verità e fai quello che dici sei credibile a prescindere dal contesto e dal tema in discussione. Se poi ci aggiungi anche una buona padronanza della comunicazione verbale e paraverbale, il mix è perfetto. Ma nel movimento 5 stelle c’è anche un “fattore C”: la Competenza. Quella che è già evidente nei più esposti mediaticamente ed emergerà sulla lunga distanza come valore dell'intero gruppo. La competenza ci servirà per governare questo Paese e tradurre in azioni concrete quella visione in cui tutti crediamo. Bisogna aver pazienza e non farsi prendere dalla smania e dalla superficialità.
Infine direi che anche i cittadini fuori dalle istituzioni devono svolgere la loro parte, perché devono crescere e migliorare la loro partecipazione alla politica. Nel senso che non basta seguire gli eventi e diffondere la giusta infomazione. Bisogna anche farsi una propria opinione approfondendo le questioni e facendo sentire la propria voce tramite le associazioni, i nostri meetup e tutti i mezzi democratici di partecipazione.

Spero con questa nota di aver risposto a quanti di voi in diverse sedi hanno chiesto la mia opinione.
Andiamo OLTRE!

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