Nel post precedente vi ho presentato un nuovo regolamento (UE) n. 549/2013 proposto dalla Commissione Europea.
Il secondo scenario è assurdo, ma partendo dal presupposto che l’introduzione delle attività illegali nel calcolo del PIL sia plausibile, rimane da chiedersi chi fosse responsabile per non averlo fatto sin dall’inizio dell’applicazione del patto di stabilità e crescita. Certamente la risposta la fornisce l’articolo 4 del protocollo n.12 del Trattato che identifica la Commissione come depositaria e gestore dei dati statistici con cui valutare le procedure di disavanzo eccessivo e quindi è da addebitarsi alla Commissione europea il dramma delle “macellerie” sociali determinate dalle politiche di sanzioni comminate agli stati membri per una tardiva applicazione del nuovo metodo di calcolo del PIL. Per esempio in Italia avremmo potuto evitare il fenomeno esodati, l’incremento della tassazione voluta dal governo Monti ed il commissariamento del paese per mano dello stesso governo imposto per via di un calcolo errato del PIL che non teneva in conto le attività illegali e tutti i beni scambiati tramite quelle operazioni. Direi l'unica economia in crescita nel nostro paese.
Credo che non possiamo aspettare nemmeno un altro giorno in più, altro che mille giorni.
Il problema è sotto gli occhi di tutti e nessuno lo vuole affrontare con la giusta determinazione.
Si tratta dell'ennesima mano tecnocratica che agisce in piena violazione del Trattato costitutivo dell’Unione Europea (Maastricht prima e dal 2009 Lisbona).
Ma è mai possibile? Vi chiederete.
Certo!
Anzi, vi aggiungo che non è la prima volta che la commissione europea propone regolamenti in contrasto con il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE - Lisbona).
Il Patto di Stabilità e Crescita, l’euro ed il Fiscal Compact ne sono esempi autorevoli tutti nati da un altro regolamento (n. 1466/1996) su cui pende una tesi autorevole di completa illegittimità rispetto al Trattato di Maastricht prima e Lisbona poi, che fino ad oggi mai nessuno ha messo in discussione.
Comunque non voglio ora parlarvi di quella tesi, sulla quale auspico si esprima il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali, ma vorrei tornare a sottolineare la “truffa” del nuovo metodo di calcolo del Prodotto Interno Lordo (PIL) proposto dal regolamento sopracitato (SEC 2010).
Dico subito perché è una truffa. Il TFUE nel protocollo n.12 (Procedura per disavanzi eccessivi) così come in tutto il suo articolato parla di “prodotto interno lordo ai prezzi di mercato”. Quindi se il PIL viene definito e calcolato a “prezzo di mercato” dobbiamo porci la domanda su cosa sia il prezzo ed a quale mercato vogliamo riferirci.
Se il mercato è quello comune dell’Unione Europea ed i prezzi nominali discendono dallo scambio “legale” che si crea nell’incontro tra domanda e offerta di beni e servizi, allora non è accettabile la regola (introdotta dal SEC 2010) di includere le attività illegali nel calcolo del PIL.
Quindi capite benissimo che questa operazione serve solo a salvare il salvabile di tutte le economie della zona euro già in evidente declino nel 2010 (anno della creazione) e che oggi stanno ferme al palo o in recessione (v. Italia). Chi ha proposto il regolamento (ovvero la Commissione Europea) pur di mostrare numeri che giustifichino (ancora per poco) che il progetto sancito dal Patto di Stabilità e Crescita (PSC) sia ancora valido, vorrebbe introdurre un artifizio contabile che porti a gonfiare il PIL dei paesi dell’eurozona in evidente difficoltà ma questo non basterà come non servono mille giorni per porre rimedio.
Vorrei sperare che qualcuno a Bruxelles si sia accorto realmente che il PSC sia stato un bluff e con il nuovo metodo di calcolo del PIL stia tendando di allungare i tempi di una catastrofe annunciata, sperando in tempi migliori. In questo caso l’Unione Europea deve farsi carico della responsabilità per aver applicato in passato, sanzioni e procedure per disavanzi eccessivi ad una lista di paesi (tra cui l’Italia) che forse, utilizzando il nuovo metodo di calcolo del PIL avrebbero potuto mostrare bilanci migliori del previsto. Quindi, o lo squilibrio delle finanze non esisteva prima di questo regolamento ed è stato un pretesto per controllare semplicemente le politiche economiche degli stati membri e togliere sovranità ai popoli oppure oggi ci siamo inventati una regola “illegale” per tamponare il danno creato in precedenza nell’applicare il PSC e che oggi risulta ancora più evidente dato che coinvolge tutti gli stati dell’eurozona e si cerca in tutti i modi (anche in contrasto con i Trattati) di trovare regole per far respirare le economie.
A mio avviso si tratta semplicemente di artifizi finanziari per mascherare un problema a monte che ha determinato tutto il resto, ovvero il PSC che ha creato nell’immaginario collettivo il mito del pareggio di bilancio e il mostro del debito pubblico.
Il vero cambiamento per l’intera Unione Europea consisterebbe nell’invertire queste due figure mitologiche.
Torniamo al metodo introdotto dal SEC 2010 e vi mostro i passaggi dello stesso regolamento dove vengono chiaramente citate le attività illegali. Penso di non fermarmi a questa denuncia ma di preparare subito una interpellanza che porti il Governo ed il Ministero dell’Economia a riferire in Parlamento sul nuovo regolamento introdotto dal SEC 2010 ma soprattutto interrogarli sulla compatibilità con il Trattato di Lisbona del quale vorrei partire per focalizzare l’attenzione sugli articoli 1 e 4.
PROTOCOLLO (N. 12) SULLA PROCEDURA PER I DISAVANZI ECCESSIVI
LE ALTE PARTI CONTRAENTI,
DESIDERANDO precisare le modalità della procedura per i disavanzi eccessivi di cui all'articolo 126 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
HANNO CONVENUTO le disposizioni seguenti, che sono allegate al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
Articolo 1
I valori di riferimento di cui all'articolo 126, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea sono:
- il 3 % per il rapporto fra il disavanzo pubblico, previsto o effettivo, e il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato,
- il 60 % per il rapporto fra il debito pubblico e il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato.
[…]
Articolo 4
I dati statistici da usare per l'applicazione del presente protocollo sono forniti dalla Commissione.
L’articolo 1 fornisce i valori di riferimento a cui riferire appunto il “prodotto interno lordo ai prezzi di mercato” su cui ci soffermeremo analizzando come il SEC 2010 definisce questo elemento; mentre l’articolo 4 stabilisce che la responsabilità dei dati statistici è della Commissione. Quindi ogni valutazione sugli anni precedenti e a venire deve avere come principale indiziato la Commissione Europea.
Facciamo una premessa sulla definizione di mercato e di prezzo di mercato.
Il mercato è lo spazio fisico o temporale in cui si realizza l’operazione di scambio di materie prime, beni, servizi, denaro e/o strumenti finanziari.
I prezzi delle merci sul mercato non sono costanti, presentano continue oscillazioni. Per capire questo è necessario capire cosa determina il prezzo di beni e servizi. Ovvero l’incontro tra la domanda e l’offerta.
Il prezzo di mercato si forma giorno per giorno sui mercati, presenta quindi continue oscillazioni.
Il prezzo di mercato oscilla in base all’ammontare di produzione che viene messo in vendita sul mercato, che rappresenta l’OFFERTA.
I consumatori che dall’altra parte domandano quelle merci costituiscono la DOMANDA.
Il prezzo determinato in uno scambio “illegale” di beni e servizi non può essere considerato un prezzo di mercato perché l’attività illecita altera i valori dei fattori produttivi (terra, lavoro e capitale). Pertanto il valore della produzione totale di una economia che includa anche le attività illegali non può essere considerata compatibile con il protocollo n.12 del Trattato di Lisbona.
Quindi concludendo abbiamo due scenari entrambi molto preoccupanti.
Da un lato potremmo considerare l’introduzione del nuovo metodo di calcolo del PIL un atto illegittimo, ma è chiaro che chi lo abbia voluto sa di averlo commesso ed a questo punto bisogna capire perché lo ha fatto. O è un criminale e spinge perché le attività illegali siano parte del motore dell’economia quindi non lotterà mai per debellarle, oppure è un incompetente che ha capito che il progetto europeo basato sul pareggio di bilancio ha creato un disastro ed ora cerca di rimediare, non cancellando la causa (il PSC) ma mettendo una toppa che è peggio della causa. Oppure è un insieme di criminali-incompetenti che hanno trovato convergenza verso una soluzione comune.
Ma è mai possibile? Vi chiederete.
Certo!
Anzi, vi aggiungo che non è la prima volta che la commissione europea propone regolamenti in contrasto con il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE - Lisbona).
Il Patto di Stabilità e Crescita, l’euro ed il Fiscal Compact ne sono esempi autorevoli tutti nati da un altro regolamento (n. 1466/1996) su cui pende una tesi autorevole di completa illegittimità rispetto al Trattato di Maastricht prima e Lisbona poi, che fino ad oggi mai nessuno ha messo in discussione.
Comunque non voglio ora parlarvi di quella tesi, sulla quale auspico si esprima il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali, ma vorrei tornare a sottolineare la “truffa” del nuovo metodo di calcolo del Prodotto Interno Lordo (PIL) proposto dal regolamento sopracitato (SEC 2010).
Dico subito perché è una truffa. Il TFUE nel protocollo n.12 (Procedura per disavanzi eccessivi) così come in tutto il suo articolato parla di “prodotto interno lordo ai prezzi di mercato”. Quindi se il PIL viene definito e calcolato a “prezzo di mercato” dobbiamo porci la domanda su cosa sia il prezzo ed a quale mercato vogliamo riferirci.
Se il mercato è quello comune dell’Unione Europea ed i prezzi nominali discendono dallo scambio “legale” che si crea nell’incontro tra domanda e offerta di beni e servizi, allora non è accettabile la regola (introdotta dal SEC 2010) di includere le attività illegali nel calcolo del PIL.
Quindi capite benissimo che questa operazione serve solo a salvare il salvabile di tutte le economie della zona euro già in evidente declino nel 2010 (anno della creazione) e che oggi stanno ferme al palo o in recessione (v. Italia). Chi ha proposto il regolamento (ovvero la Commissione Europea) pur di mostrare numeri che giustifichino (ancora per poco) che il progetto sancito dal Patto di Stabilità e Crescita (PSC) sia ancora valido, vorrebbe introdurre un artifizio contabile che porti a gonfiare il PIL dei paesi dell’eurozona in evidente difficoltà ma questo non basterà come non servono mille giorni per porre rimedio.
Vorrei sperare che qualcuno a Bruxelles si sia accorto realmente che il PSC sia stato un bluff e con il nuovo metodo di calcolo del PIL stia tendando di allungare i tempi di una catastrofe annunciata, sperando in tempi migliori. In questo caso l’Unione Europea deve farsi carico della responsabilità per aver applicato in passato, sanzioni e procedure per disavanzi eccessivi ad una lista di paesi (tra cui l’Italia) che forse, utilizzando il nuovo metodo di calcolo del PIL avrebbero potuto mostrare bilanci migliori del previsto. Quindi, o lo squilibrio delle finanze non esisteva prima di questo regolamento ed è stato un pretesto per controllare semplicemente le politiche economiche degli stati membri e togliere sovranità ai popoli oppure oggi ci siamo inventati una regola “illegale” per tamponare il danno creato in precedenza nell’applicare il PSC e che oggi risulta ancora più evidente dato che coinvolge tutti gli stati dell’eurozona e si cerca in tutti i modi (anche in contrasto con i Trattati) di trovare regole per far respirare le economie.
A mio avviso si tratta semplicemente di artifizi finanziari per mascherare un problema a monte che ha determinato tutto il resto, ovvero il PSC che ha creato nell’immaginario collettivo il mito del pareggio di bilancio e il mostro del debito pubblico.
Il vero cambiamento per l’intera Unione Europea consisterebbe nell’invertire queste due figure mitologiche.
Torniamo al metodo introdotto dal SEC 2010 e vi mostro i passaggi dello stesso regolamento dove vengono chiaramente citate le attività illegali. Penso di non fermarmi a questa denuncia ma di preparare subito una interpellanza che porti il Governo ed il Ministero dell’Economia a riferire in Parlamento sul nuovo regolamento introdotto dal SEC 2010 ma soprattutto interrogarli sulla compatibilità con il Trattato di Lisbona del quale vorrei partire per focalizzare l’attenzione sugli articoli 1 e 4.
PROTOCOLLO (N. 12) SULLA PROCEDURA PER I DISAVANZI ECCESSIVI
LE ALTE PARTI CONTRAENTI,
DESIDERANDO precisare le modalità della procedura per i disavanzi eccessivi di cui all'articolo 126 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
HANNO CONVENUTO le disposizioni seguenti, che sono allegate al trattato sull'Unione europea e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
Articolo 1
I valori di riferimento di cui all'articolo 126, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea sono:
- il 3 % per il rapporto fra il disavanzo pubblico, previsto o effettivo, e il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato,
- il 60 % per il rapporto fra il debito pubblico e il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato.
[…]
Articolo 4
I dati statistici da usare per l'applicazione del presente protocollo sono forniti dalla Commissione.
L’articolo 1 fornisce i valori di riferimento a cui riferire appunto il “prodotto interno lordo ai prezzi di mercato” su cui ci soffermeremo analizzando come il SEC 2010 definisce questo elemento; mentre l’articolo 4 stabilisce che la responsabilità dei dati statistici è della Commissione. Quindi ogni valutazione sugli anni precedenti e a venire deve avere come principale indiziato la Commissione Europea.
Facciamo una premessa sulla definizione di mercato e di prezzo di mercato.
Il mercato è lo spazio fisico o temporale in cui si realizza l’operazione di scambio di materie prime, beni, servizi, denaro e/o strumenti finanziari.
I prezzi delle merci sul mercato non sono costanti, presentano continue oscillazioni. Per capire questo è necessario capire cosa determina il prezzo di beni e servizi. Ovvero l’incontro tra la domanda e l’offerta.
Il prezzo di mercato si forma giorno per giorno sui mercati, presenta quindi continue oscillazioni.
Il prezzo di mercato oscilla in base all’ammontare di produzione che viene messo in vendita sul mercato, che rappresenta l’OFFERTA.
I consumatori che dall’altra parte domandano quelle merci costituiscono la DOMANDA.
Il prezzo determinato in uno scambio “illegale” di beni e servizi non può essere considerato un prezzo di mercato perché l’attività illecita altera i valori dei fattori produttivi (terra, lavoro e capitale). Pertanto il valore della produzione totale di una economia che includa anche le attività illegali non può essere considerata compatibile con il protocollo n.12 del Trattato di Lisbona.
Quindi concludendo abbiamo due scenari entrambi molto preoccupanti.
Da un lato potremmo considerare l’introduzione del nuovo metodo di calcolo del PIL un atto illegittimo, ma è chiaro che chi lo abbia voluto sa di averlo commesso ed a questo punto bisogna capire perché lo ha fatto. O è un criminale e spinge perché le attività illegali siano parte del motore dell’economia quindi non lotterà mai per debellarle, oppure è un incompetente che ha capito che il progetto europeo basato sul pareggio di bilancio ha creato un disastro ed ora cerca di rimediare, non cancellando la causa (il PSC) ma mettendo una toppa che è peggio della causa. Oppure è un insieme di criminali-incompetenti che hanno trovato convergenza verso una soluzione comune.
Il secondo scenario è assurdo, ma partendo dal presupposto che l’introduzione delle attività illegali nel calcolo del PIL sia plausibile, rimane da chiedersi chi fosse responsabile per non averlo fatto sin dall’inizio dell’applicazione del patto di stabilità e crescita. Certamente la risposta la fornisce l’articolo 4 del protocollo n.12 del Trattato che identifica la Commissione come depositaria e gestore dei dati statistici con cui valutare le procedure di disavanzo eccessivo e quindi è da addebitarsi alla Commissione europea il dramma delle “macellerie” sociali determinate dalle politiche di sanzioni comminate agli stati membri per una tardiva applicazione del nuovo metodo di calcolo del PIL. Per esempio in Italia avremmo potuto evitare il fenomeno esodati, l’incremento della tassazione voluta dal governo Monti ed il commissariamento del paese per mano dello stesso governo imposto per via di un calcolo errato del PIL che non teneva in conto le attività illegali e tutti i beni scambiati tramite quelle operazioni. Direi l'unica economia in crescita nel nostro paese.
Credo che non possiamo aspettare nemmeno un altro giorno in più, altro che mille giorni.
Il problema è sotto gli occhi di tutti e nessuno lo vuole affrontare con la giusta determinazione.
Dobbiamo assolutamente cancellare il Patto di stabilità e crescita e riprendere in mano i principi fondanti del Trattato di Maastricht.
Condivido abbastanza, anche se "riprendere in mano i principi fondanti del Trattato di Maastricht" mi fa accapponare la pelle (che si intende dire?).
RispondiEliminaI parametri di Maastricht sono indifendibili sia dal punto di vista neoclassico, sia da quello austriaco che da quello postkeynesiano.
Ciao Giovanni, grazie per il tuo commento.
RispondiEliminaQuando parlo dei principi fondanti del Trattato di Maastricht non mi riferisco ai parametri ma agli obiettivi che il Trattato aveva definito nell'articolo 2.
"[...] uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, una crescita sostenibile e non inflazionistica, un elevato grado di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di protezione dell'ambiente e il miglioramento di quest'ultimo, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra Stati membri."
Purtroppo c'è stata tanta disinformazione in Italia e in Europa da far credere che Maastricht era solo rispetto dei parametri.
Le cose non stanno così e per capirlo bisogna leggere attentamente l'art.104 di quel trattato (poi divenuto art.126 nel trattato di Lisbona) e studiare i retroscena storici che hanno portato alla versione finale.
Questo commento non mi permette di fare una trattazione più dettagliata, ma ti dico che il principio ispiratore era appunto quello di considerare i parametri come un semplice riferimento valido a quel tempo, ma ora certamente non più attuale.
Inoltre sempre l'art.104 lasciava agli stati membri il potere di decidere se oltrepassarli o meno gestendo autonomamente la politica economica del proprio paese. Chi aveva ottenuto la versione finale di quell'articolo era un italiano (Guido Carli) ed aveva in un certo senso messo in conto quello che sta accadendo oggi, ma mai avrebbe potuto immaginare che gli avrebbero travisato l'intero impianto giuridico del Trattato sostituendolo con il Patto di Stabilità e Crescita (PSC) che in effetti è entrato in vigore sostituendosi alla operatività del Trattato stesso.
L'euro è entrato in vigore sotto un regime giuridico ed economico diverso da quello pensato nel Trattato di Maastricht. L'euro è fondato sulle impostazioni fornite dal PSC che poi a sua volta ha partorito il Fiscal Compact ed il mito del pareggio di bilancio.
Spero tu possa approfondire la questione e poterti informare correttamente come ho potuto fare io in quest'ultimo anno grazie al confronto con le persone che ho avuto modo di incontrare da quando sono stato eletto.
Il mio obiettivo oggi è diffondere queste informazioni e rendere consapevole un popolo a cui è stata sottratta la sovranità e si continua a tenere poco informato.
Buona fortuna!
ED IO TI AIUTO IN QUEST'ULTIMO INTENTO CONDIVIDENDO SU FB
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